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Perche' il Brasile rappresenta un’opportunita' di investimento sia per le piccole e medie imprese Italiane che per il singoli investitori privati?




Come detto, il Brasile è ormai la sesta potenza economica mondiale. Nel corso del 2011 si e’ verificata un’ulteriore ascesa del Brasile nella graduatoria economica mondiale, a discapito proprio dell’Italia che retrocede all’ottava posizione e dell’Inglilterra, che passa alla settima. In nove anni il Paese sudamericano ha scalato sei posizioni nel ranking mondiale. Nel solo 2010, secondo quanto riportato dall’IBGE (Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica), il Pil è cresciuto del 7,5%, la produzione industriale è aumentata del 10,5%, l’agricoltura e l’allevamento del 6,5% e sono stati creati 2,5 milioni di nuovi posti di lavoro.
Il Brasile, con riserve valutarie di oltre $300mld, è un paese trasformato rispetto solo a qualche anno fa quando era un debitore dipendente dagli aiuti del Fondo Monetario Internazionale. Oggi il Brasile è il quarto creditore netto nei confronti degli Stati Uniti, con un credito di oltre 200 miliardi di dollari.
La stampa nazionale ed internazionale dedicano sempre maggiore attenzione al Brasile che è oggi uno dei principali catalizzatori degli investimenti internazionali.

Nel 2010 aveva ricevuto $45mld di investimenti con la previsione di riceverne $65 nel 2011. Nonostante diverse misure adottate dal Governo per rallentare i flussi di capitali in entrata, nel 2011 erano già arrivati nel Paese 128 miliardi di dollari.

L’Italia è l´ottavo partner commerciale del Brasile, secondo, tra gli europei, solo alla Germania e prima della Francia. Ma se consideriamo la graduatoria mondiale siamo solo al 17esimo posto tra i Paesi investitori.
Secondo quanto emerge dall’Annuario statistico 2011, presentato dall’Istat, e dal Ministero dello Sviluppo economico, l’export italiano verso il Brasile è cresciuto del 15,8% durante l’esercizio 2010 e rappresenta il 3% del totale, mentre le importazioni sono aumentate del 23,4%.
Le notizie che leggiamo recentemente sulla stampa nazionale parlano di Mondiali di Calcio 2014, di missioni imprenditoriali, di crescita della classe media brasiliana, di aperture di nuove filiali o unità produttive di aziende italiane (ultimo il nuovo insediamento produttivo di Fiat annunciato nei mesi scorsi a Goiana, vicino a Recife), insomma di molteplici accordi di collaborazione ai livelli piu’ vari.
I “grandi eventi” (così la stampa brasiliana ama definire i Campionati Mondiali di Calcio del 2014 e i Giochi Olimpici del 2016 a Rio de Janeiro) saranno accompagnati da “grandi opere” riguardanti le infrastrutture nelle città sede delle competizioni (principalmente nei settori dei trasporti pubblici, della costruzione civile, in quello alberghiero e di tutti i servizi collegati all’attività sportiva e turistica).

Il Brasile necessita, di fatto, di urgenti investimenti nel settore infrastrutturale. La commissione del Senato di Brasilia ha recentemente pubblicato un report in cui si evidenziano le specifiche degli investimenti da effettuare entro il 2014 e, secondo tali stime, il Brasile spenderà più di quanto sia stato speso negli ultimi tre mondiali messi assieme: i mondiali svolti in Giappone e Corea, Germania e Sudafrica sono costati complessivamente 30 miliardi di dollari, mentre le stime del Governo brasiliano prevedono investimenti per almeno 40 miliardi di dollari.
La crescita della classe media e l’alto potenziale di consumo della stessa rappresentano uno dei principali punti di forza, nonché driver dell’economia brasiliana. Nel solo ultimo decennio, piu’ di 30 milioni di brasiliani non abbienti (appartenenti alle classi D e E) sono entrati nella classe media divenendo a tutti gli effetti consumatori. La classe media, indicata come classe C, include i brasiliani con reddito mensile da R$1.610 a R$6.941 e rappresenta attualmente il 53.3% (93mln di persone).

La crescita economica brasiliana è stata trainata principalmente dall’aumento dei consumi delle famiglie, stimolati dall’aumento del credito. Tale politica ha permesso al Brasile di mantenere una crescita stabile durante la recessione economico-finanziaria iniziata nel 2008.
Nei soli primi mesi del 2011 il prestito alle imprese era cresciuto del 18% rispetto al 2010 mentre il prestito alle famiglie del 23%. Nonostante tale corsa al credito abbia causato l’aumento dell’inflazione (uno delle principali preoccupazioni dell’attuale governo brasiliano), salita al 6,9% durante il 2011, allo stesso tempo è un’ulteriore conferma della crescita ininterrotta del mercato domestico.
Da notare inoltre che la crescita della classe media e il suo consolidarsi verso l’alto in termini di stili di vita e di aspirazioni aumentano le opportunità per i nostri prodotti di qualità e più in generale per il Made in Italy.